Con oggi riprendiamo la pubblicazione delle previsioni della concentrazione dei pollini in atmosfera. Il nostro riferimento è Monza, ci avvaliamo dei dati statistici, dei valori di monitoraggio dei pollini riportati nel web, dei sintomi riferiti dai pazienti e dell’osservazione della natura.
Oltre a riprendere la nostra rubrica di previsione dei pollini, cercheremo di rispondere ad alcune domande che vengono poste più facilmente dai pazienti durante le visite.
Previsione della diffusione dei pollini dal 28 gennaio al 4 febbraio
Anche se le temperature sono basse, nel mese di dicembre e gennaio sono state segnalate, dalle stazioni di monitoraggio pollinico, concentrazioni, pur non rilevanti, di pollini di Nocciolo, Cipresso e Ontano.
L’osservazione degli amenti delle piante di nocciolo e alcuni ontani mostrano che sono prossimi alla fioritura. Non appena le temperature saliranno un po’, le concentrazioni di questi pollini aumenteranno.
- NON TUTTI RICORDANO CHE … Oltre ai pollini presenti in atmosfera, ci sono altre situazioni che espongono gli allergici ai pollini?
Spesso, senza volerlo, ci introduciamo i pollini in casa. Questo si verifica ad esempio, quando acquistiamo delle composizioni floreali che contengono, in questo periodo, amenti di nocciolo, ontano ecc.
- NON TUTTI RICORDANO CHE …
come si arriva dire che un’asma è allergica?
Fatta, in base alla storia clinica del paziente e agli esami strumentali (prove di funzionalità respiratoria), la diagnosi di asma dobbiamo porci il problema della causa.
Un tempo si distingueva l’asma intrinseca, legata a una condizione del soggetto e l’asma estrinseca, dovuta cioè a una causa esterna. In questa seconda categoria veniva inserita l’asma di natura allergica. Come tutte le semplificazioni questa distinzione non spiega correttamente le attuali conoscenze sull’asma.
Ancora oggi non sappiamo se la condizione allergica viene prima dell’asma o semplicemente la condizione allergica fa da grilletto (trigger) per scatenare l’asma. Probabilmente esistono entrambe le condizioni.
Fatta questa doverosa premessa, per fare diagnosi di asma allergica si deve cogliere con l’anamnesi (la raccolta della storia clinica) la relazione tra “qualche cosa” e il manifestarsi dell’asma. L’esecuzione di test, cutanei o sierologici, ci aiutano a indirizzare la diagnosi. In casi particolari, come in ambito professionale, valutato il test arresto ripresa positivo (la persona al lavoro manifesta asma, allontanandosi dal lavoro l’asma regredisce, ritornando al lavoro manifesta nuovamente l’asma), si può effettuare il test di esposizione con il materiale in uso lavorativo per verificare se l’esposizione, a una delle sostanze lavorative, causa l’asma.
In sintesi per fare diagnosi di asma allergica è fondamentale la storia del paziente e l’esecuzione di test appropriati.
Oggi per confermare la diagnosi di asma allergico e monitorarlo, abbiamo la possibilità di misurare nell’aria respirata un importante biomarcatore dell’infiammazione allergica bronchiale, il FeNO (Frazione di Ossido Nitrico esalato).
Cosa è il FeNO? L’ossido nitrico (formula chimica FO) o meglio il monossido di azoto, è un biomarker indiretto dell’infiammazione eosinofila delle vie respiratorie, che permette, affiancando la storia clinica del paziente e la spirometria, di monitorare l’asma allergica.
L’esecuzione del test è relativamente semplice. Richiede una espirazione costante di circa 10 secondi. La semplicità è tale che può essere eseguito anche da bambini che abbiano compiuto i 5 anni di età (segue).
Perché è necessario, per l’allergico, conoscere a che polline è allergico?
Se si ha raffreddore o asma causati dai pollini, è importante conoscere a quali pollini si è allergici. In questo modo si possono seguire le informazioni dei diari pollinici relativi alla residenza o al luogo dove ci si trova e programmare le vacanze in luoghi e in periodi dove non ci sono i pollini verso cui si è allergici. Di conseguenza non solo si assumeranno i farmaci in maniera tempestiva e corretta, ma si potranno mettere in atto, in maniera ottimale, tutti i consigli dati in sede di visita e riportati in questa rubrica e riassunti nell’applicazione o sul mio sito.
Quali le terapie per il raffreddore allergico?
Il trattamento principe in allergologia è l’allontanamento dall’allergene (vedi i consigli per gli allergici).
Quando ciò non fosse possibile si deve ricorrere ai farmaci sintomatici (antistaminici, broncodilatatori, vasocostrittori, steroidi, immunosoppressori ecc) e/o al trattamento specifico o vaccino. Con oggi iniziamo a parlare del vaccino.
Poco è cambiato dal punto di vista concettuale da quando i pionieri di questa terapia l’hanno messa in pratica.
- Curtis nel 1900 eseguì il primo tentativo di desensibilizzazione con il polline di Ambrosia.
L.Noon e J. Freeman, nel 1906 trattarono i pazienti contro i pollini di graminacee.
Il metodo L.Noon e J. Freeman, valido ancor oggi, consiste nel somministrare in quantità ridotte, ma crescenti, l’allergene responsabile delle manifestazioni allergiche.
Gli esiti clinici, fin da subito favorevoli, furono pubblicati sulla prestigiosa rivista “The Lancet “e portarono a un’utilizzazione estesa dell’ITS nella sua forma sottocutanea (SCIT) per tutto il Novecento, nonostante le scarse conoscenze scientifiche dei meccanismi immunologici.
Accanto alla somministrazione classica sottocutanea (sc), negli ultimi 30 anni sono state sperimentate altre vie di assunzione: orale, inalatoria e ora sublinguale.
La via di somministrazione sc, con iniezioni praticate nel sottocute del braccio, è ancora praticata diffusamente anche se, alcuni specialisti, la riservano per allergeni particolari (veleno di imenotteri, allergeni rari, ecc).
Oggi, visto che è stato dimostrato che i risultati sono sovrapponibili, la terapia sc viene via via soppiantata dalla somministrazione per via sublinguale. (segue)